La vita interiore

Pratica dell'intimità con Dio

Pubblicato: sabato 28 marzo 2009

"Mihi adhaerere Deo...". "Stare unito con Dio..."

(Ps. LXXII, 27).


Chi ci dirà, esclama Bossuet, in qual parte recondita dell'anima nostra il Padre celeste e il Figliuol suo Unigenito costituiscano il loro tempio e il loro santuario? Chi ci dirà quanto intimamente vi abitino e come la dilatino per spandersi tutt'intorno, occuparne tutte le facoltà e animarne tutte le azioni. «O uomo! Giungerai mai a comprendere ciò che il tuo Dio ti ha fatto? «Credi soltanto, ma con una fede viva, e per pregare non avrai bisogno d'altro tempio che te stesso. Iddio ti è vicino e ti ascolta! Egli è in te, abita in te, regna in te e il Figlio suo è con Lui. Te lo invia continuamente dal suo al tuo seno… v'invia anche il suo Spirito, il santificatore invisibile di questo tempio». (Meditations sur l'Evangile, Medit. XCIII, 2° Serie)

Pochi cristiani ci sono che veramente «vivano», perché pochi sono quelli che vivono di Dio, che vive in essi.

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Dio non va considerato come qualcuno che appartenga al passato, ma come uno «del presente»; non come un personaggio arcaico, ma come un contemporaneo. Egli non dimora soltanto poco discosto da noi, ma è più che nostro vicino: è nostro ospite. Non ci comportiamo troppo spesso col nostro Ospite come se fossimo degli stranieri?

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Camminare con Dio nel nostro interno è, come dice l'Imitazione di Cristo (Lib. II, c. VI), lo status, cioè la condizione stabile, di ogni cristiano che voglia essere fervoroso (V. L. II, c. VI). Egli potrà attendere ad altre occupazioni; ma saranno solo secondarie; il suo ufficio principale, più importante, anzi essenziale: Ambulare cum Deo intus.

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Iddio risiede in me. Meglio ancora: Egli è in senso verissimo più intimo a me di quanto lo sia io stesso: Deus intimo meo intimior, disse S. Agostino. – Non è né metafora, né esagerazione. Bisognerà che questo fatto non sia più per me un segreto.

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Tutto il nostro essere è carico di Infinito. E noi lo portiamo con un cuore così leggero!

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Il luogo del mondo, in cui l'uomo è meno presente è quello dove – col Cielo e con i Tabernacoli – Dio è più presente.

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Condotta veramente strana! Portarci il meno possibile là dove dovremmo trovarci di preferenza!

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Se il miracolo è raro, seduce, se si ripete ogni giorno non attira più. La Vergine scese a Lourdes una volta. Tutti vi accorrono… Iddio viene in noi... continuamente. Chi dunque fa il pellegrinaggio al centro del proprio cuore?

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Che penserà il Signore trovandosi sempre così solo nell'intimo del mio cuore?

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Si disse di una persona: «La sua mente si poteva paragonare ad una Cattedrale, in cui il SS: Sacramento fosse continuamente esposto». Trovandoci in grazia di Dio, noi siamo appunto dei templi viventi, nel cui interiore Dio è presente in modo reale e continuo.

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Per Dio le anime giuste si sollevano al di sopra delle altre, come i campanili delle chiese spiccano sui tetti di una città.

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Dovunque andiamo, conserviamo l'impressione di trovarci sempre nelle vicinanze immediate di un santuario.

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Il tabernacolo dell'anima mia – templum Dei – ma è tabernacolo o caravanserraglio?

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Il sacerdote durante la Messa tiene sempre coperto il calice. – L'anima mia è un calice in cui si trova Dio. Non ammettervi nulla di alieno è tenere il calice coperto.

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Talora le «processioni» vengono proibite. Eppure esse sfilano, ugualmente, di continuo, per le strade, perché ogni cristiano in grazia di Dio porta il Signore dovunque va… Vorreste forse lo stato di colpa grave per poter uscire per le vie della città…

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Che bella fortuna è la nostra! Far irradiare Dio anche là, dove non si vuol sapere di Lui!

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Ma, nello stesso tempo, quanta responsabilità! Bisogna che tutti possano vedere il Signore attraverso noi. Siamo dei tabernacoli o dei calici… Non scordiamoci che dobbiamo essere anche degli ostensori!

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Non dimenticare Iddio, significa non già pensare a Lui senza interruzione, ma non allontanarlo da nessuna particolarità della nostra vita.

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Troppo spesso la nostra vita cristiana è fatta a compartimenti separati. Non si deve esser «religiosi» soltanto al tocco della campana alla domenica, durante la S. Messa e ogni giorno durante qualche minuto al mattino tra il levarsi e l'abbigliarsi e alla sera tra lo spogliarsi e il mettersi al letto. Anche fuori del tempo della preghiera «ufficiale» Dio resta sempre altrettanto amabile, accessibile e vicino a noi.

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Conoscere queste cose vuol dire rendersi conto della differenza che passa tra il pregare e il possedere lo spirito di preghiera; l'avere una certa quale pietà e possedere veramente una vita interiore.

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Non possiamo sempre essere in atto di preghiera, ma dovremmo sempre trovarci in istato di preghiera. Perciò il Signore ha detto: «Oportet sempre orare» (Luc. XVIII, 1). Bisogna condurre una continua vita di preghiera».

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Che cos'è la vita interiore? E' il «soprannaturale» diventato cosa affatto naturale.

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Per un'anima unita a Dio ogni azione è preghiera.

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Quando la nostra mente deve assentarsi, lasciamo il nostro cuore a farne le veci. Chi ama, non fa altrimenti. «Io dormo, ma il mio cuore sta sveglio», si trova scritto nella Cantica (7 Plus – Vivere con Dio): «Ego dormio et cor meum vigilat».

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L'intimità con Dio si deve comprare. Dopo il contributo del silenzio, bisogna saper pagare quello di un assoluto distacco.

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Dio vive in me: che posto ormai lasciare a me in me?

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Dio e «io», in me: ce n'è uno di troppo.

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S. Giovanni Battista diceva: «Conviene che Egli cresca e che io diminuisca» (Joan, III, 39). Basterà forse «diminuire» ?... San Paolo adopera un'altra parola: «sparire del tutto». «Non son più io che vivo, ma Egli vive in me» (Gal. II, 20).

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S. Paolo prima di dire: «Vita vestra abscondita est cum Christo in Deo» (Col. III, 3), la vostra vita è nascosta con Cristo in Dio, premette queste due parole: «Mortui estis», morite prima di tutto a voi stessi. Solo a questa condizione la vostra vita sarà interamente divina con Colui che è nascosto in voi, nel vostro interno.

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Maestro, dove abiti? – Venite e vedrete (Joan, 1, 38). Il divin maestro dice prima: venite. Bisogna prima camminare; in seguito si vedrà; ma solo in seguito.

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Abbandonare tutto, è lasciar così poco per ritrovare Lui!

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Quando si possiede «Tutto», vi può essere ancora qualche cosa che si possa chiamare il resto?

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Un sant'uomo, che aveva fatto il sacrificio completo di sé, diceva: «Debbo custodirmi ben morto a me stesso. L'io, che agonizza è ben poca cosa». Abbiamo un occhio così pieno di fede e tanta generosità?

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Riflettendo sul mistero dell'amicizia divina, S. Teresa si stupiva che nel vocabolario cristiano si trovassero le parole «veniale» e «materia leggera». Può dirsi veniale un'ingiuria fatta ad un Signore così buono? Leggera una ferita inflitta fosse pur soltanto a colpi di spillo?... Lo stesso che dire: «Gettate soltanto un po' di polvere sul Tabernacolo!». Simili indelicatezze per lei non avevan nome.

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La conoscenza di Dio in noi è il fondamento della stima sovrannaturale che dobbiamo avere di noi stessi, - è ancora il fondamento della nostra umiltà. Il sapere Dio sì vicino a noi ci fa meglio comprendere quanta sia la distanza che passa tra Dio e noi.

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Vedere le proprie tenebre è la stessa cosa che possedere una grande luce.

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Considera te stesso: ti troverai troppo piccino per poterti insuperbire! – Nello stesso tempo ti troverai troppo grande perché Dio vive in te. L'una cosa e l'altra non si contraddicono.

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Non sono mai così pienamente me stesso, come quando capisco che Dio vive in me.

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Sono in grazia di Dio… Mentre entro in questa camera, qualche cosa di eterno entra con me. Gli Angeli lo sanno; perché io lo ignorerò o non ne farò alcun conto?

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Quando Dio viene in noi, viene col desiderio di occupare tutto il nostro interno… Ma noi abbiamo questo strano e deplorevole potere di misurargli il terreno!... di costringere il «Tutto Immenso» a relegarsi in un piccolo angolo. Se vedessimo giusto, ogni istante sarebbe davvero «una visita del Signore» - «Phase , idest transitus Domini» (Es. XII, 11). Una pasqua, un passaggio di Dio nell'anima nostra. – Un passaggio che sarebbe un soggiorno; un soggiorno che sarebbe composto di continue visite.

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Che occorre per provocare nell'anima nostra una di queste visite? - Strano! Per ottenere un oggetto di nessun valore si esigono talvolta grandi sforzi; per ottenere una visita del Signore basta un semplice desiderio, un atto di volontà, anche un solo sospiro.

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Le visite del Signore non hanno apparato che s'imponga. Dio viene senza strepito; si direbbe che ha paura di spaventarci. Quando si mostra nel Presepio si priva di ogni apparato esteriore. Non viene come un Re, ma come un povero. E' l'Eucaristia?... Così sempre; anche quando viene in noi con la sua grazia. Dio si spoglia di ogni esteriorità, prende l'attitudine più umile: invece di una Maestà che esige un protocollo, si direbbe un mendicante che si è introdotto alla chetichella e domanda umilmente l'elemosina di qualche po' di considerazione da parte nostra.

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Non ha neppure fatto valere i suoi titoli alla porta d'ingresso, è entrato senza farsi notare da alcuno, come passando per la scala di servizio. Se voi non badate a Lui, Egli resta al suo posto sanza far parola. Modo d'agire divino, proprio di un Dio. - Quasi si direbbe che i padroni siamo noi.

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Il Signore batte alla porta. Gli uni – troppo pochi – dicono: «Entrate pure!». Altri invece; «Aspettate un momento!» - Altri poi si scusano col dire che hanno delle visite. La maggior parte non si degna neppure di prestar orecchio. Attenti, che fate? Si tratta del Padrone.

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Peril Signore non sia mai chiusa la porta di casa nostra! Alla soglia dell'anima nostra poniamo due avvisi a caratteri ben chiari: per le creature «E' vietato l'ingresso» e per il Signore «Entrata libera» - non solo libera, ama desiderata, invocata, sollecitata.

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Essere sempre disponibili quando viene Dio.

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S. Alessio si nasconde presso i parenti che gli offrono asilo in un sottoscala e non lo riconoscono che dopo la morte. – Oh! Se avessimo saputo che eri tu!» Temiamo di abusare della discrezione divina.

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Mancate di corrispondenza a questa grazia di Dio? La grande santità si troverà al termine del cammino.

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Siamo docili agli inviti che ci vengono dall'alto: e come suggeriva nostro Signore ad un'anima che gli era cara: siamo fedelmente fedeli.

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Quando l'anima vuol entrare col suo Dio in quel Paradiso che è dentro di lei… Dico quando essa vuole, perché voi dovete sapere che questa non è cosa del tutto soprannaturale, ma dipende dalla nostra volontà, e che però noi possiamo fare coll'aiuto di Dio. Poiché questo non è contemplazione infusa, ma raccoglimento puro e semplice. Ci sono vari mezzi per giungervi… Bisogna ritirare il nostro spirito da tutte le cose esteriori per avvicinarci interiormente a Dio; nelle stesse nostre occupazioni dobbiamo ritirarci al di dentro di noi, quand'anche fosse per un momento.. in fine dobbiamo a poco a poco avvezzarci a intrattenerci con Lui dolcemente… Degni insegnare il Signore questa maniera di pregare a quelle di voi che non la sanno. Io di me confesso non aver saputo mai che cosa fosse pregare con soddisfazione, finché Egli non degnò insegnarmi questo modo così salutare. … Chi desidera acquistare simil costume, perché, come dico, sta in poter nostro, non deve stancarsi di rendersi a poco a poco padrone di se stesso, richiamando i propri sensi dentro di sé. Invece di perdervi, troverà per l'anima sua un gran vantaggio, guadagnando cioè a se stesso, facendo, voglio dire, servire i suoi sensi al proprio raccoglimento interiore. Se parlerà, procuri di ricordarsi che ha con chi parlare dentro se stesso; se ascolterà, ha da pensare che deve ascoltare interiormente Colui che gli parla più da vicino. Consideri infine che può, se vuole, non separarsi giammai da tal divina compagnia e se gli avviene di lasciar lungamente solo questo Padre celeste… sentane vivissima pena. L'anima, se il può, pratichi questo molte volte al giorno, e, se no, almeno qualche volta. Purché infine vi si accostumi, ne ritrarrà tosto o tardi grande vantaggio. Quando una volta le avrà fatto il Signore tal grazia, non la cambierebbe più con qualsivoglia tesoro. In nome di Dio, dacché nulla s'acquista senza un po' di fatica, non vi dolga del tempo e dello studio che v'impiegherete; e io vi accerto che se vi attenderete un anno e forse soli sei mesi ne verrete a capo coll'aiuto di Dio. … Piaccia all'adorabile sposo delle anime nostre che noi ci dipartiamo giammai dalla sua presenza! Amen.

Santa Teresa - Via della Perfezione, c. XXXI

Attività parrocchiali

Sante Messe

Feriale e Sabato festivo: Ore 18

Festivo: Ore 8 - 9.30 - 11.30

Sante Confessioni

1° Venerdì del mese: 9.30-11

Ogni sabato: 9.30-11 e 17-18

Adorazione

Sabato: Ore 17-18

Domenica: Ore 7-8

3° Giov. del mese: 21.15-22.30

1° Ven. del mese: 17-18 e 21-22

Santo Rosario

Ogni giorno mezz'ora prima della S. Messa pomeridiana.

Il giovedì nelle famiglie: 21.15

Grande liturgia

Con preghiere di lode, consolazione, guarigione, liberazione e S. Messa solenne, 1° Venerdì del mese, ore 21-23

Tutti i mercoledì

Ore 21.15: Preghiera di Lode e catechesi in sala parrocchiale o nel chiostro della canonica.

Primo Martedì del mese

Ore 17: Santo Rosario meditato

Ore 18: S. Messa per i defunti Opera Dottrina Cristiana


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