La vita interiore

Stima della nostra intimità con Dio

Pubblicato: sabato 28 marzo 2009

"Redempti… prezioso sanguine".
Redenti… con un sangue prezioso

(1 Petr. 1, 18, 19).


«Agnosce, christiane, dignitatem tuam», disse il Papa S. Leone: «Riconosci, o cristiano, la tua grandezza». Noi siamo preziosi: e l'ignoriamo. Il male più dannoso della vita spirituale è appunto che l'uomo non si fa un'idea abbastanza grande del prezzo che costa. Se sapessimo ammirare, ammirarci saremmo tutti dei santi. E' grande colui per il quale il Signore si è sacrificato interamente. Convien rendersene conto. Comprendere fin dove tanto favore ci obbliga. Agire in conseguenza. Nel pensiero e nella volontà di Dio tutti siamo creati per diventar dei santi.

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L'infinito è dentro di noi. Troverai molti che lo stimano zero: non esser del loro numero. Trattalo secondo il suo merito: ne sarai contento.

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Perché consentire ad essere «del tempo», quando per destino ineluttabile siamo «dell'eternità»?

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Noi abbiamo piene le mani di tesori: no, non piene le mani, ma piena l'anima. Chi lo direbbe? Poveri cristiani che siamo! Valere tanto e stimarci così poco!

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Che meravigliosa bellezza l'anima d'un Vincenzo de' Paoli, d'un Curato d'Ars, d'un Ignazio di Lodola e di un Francesco d'Assisi. Eppure anch'io sono stato riscattato con la stessa moneta, per una somma uguale e veramente grande: «Magno pretio empi estis» (1 Cor. 6, 20)

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Una cosa sola importa: l'anima nostra, i tesori sovrannaturali che vi si contengono. Agli occhi della maggior parte degli uomini invece una cosa sola è senza importanza: l'anima loro.

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Elisabetta d'Inghilterra offriva la sua eternità per trent'anni di regno. Non si rigetta qualche volta la propria identità per molto meno?

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Esaù vendette il diritto di primogenito per un piatto di lenticchie. Noi vendiamo il nostro titolo di figli di Dio per un pensiero, un desiderio, una collana di gioielli, un tozzo di pane! «Mi hanno oltraggiato per un pugno d'orzo, per una briciola di pane», dice il Signore (Ezech. 13, 19)

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E che piacere che ne raccogliamo? Ecco la confessione di un'anima sincera: «Non si vuol mai aprire gli occhi se non dopo il fatto, quando è troppo tardi. Si direbbe che abbiamo fretta di commettere una sciocchezza per poterla meglio rimpiangere più tardi: l'attesa di una piccola soddisfazione, che pur sappiamo di non poter avere, senza che ci lasci subito dopo una tristezza… un disgusto…Oh! Io vorrei esser morta prima…!» Un po' di piacere al momento della tentazione: un po' di piacere nel commettere la colpa… E tutto questo per nulla, abbiamo dato tutto!

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«Qui non accepit in vano animam suam» (Ps. 13, 4). Che espressione! Ricevere in vano l'anima propria. Invano vuol dire senza nessuna utilità, senza ricavarne nulla. Il tesoro in cui il Signore volle ricolmare l'anima mia – la sua stessa vita – riceverlo invano, inutilmente! Tremenda attitudine la nostra di poter render vano il desiderio di Dio, il sacrificio di Gesù e gli altri doni senza numero!

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Ci vuol molto per questo? Basta cedere ad una suggestione malvagia in materia grave! Oh! Come ripeterò d'ora innanzi la frase del Pater: «Non ci indurre in tentazione!»

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Stiamo in guardia. Il Cielo è con noi, anzi in noi: ma noi siamo sulla terra. Vogliamo assicurarci il mondo della salute eterna; ma viviamo nel mondo della caduta.

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Penetrare l'orrore spaventoso di questa parola: perdersi. Che esito fatale! Finire col non possedere più se stessi!

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Se almeno perdersi volesse significare soltanto la pura cessazione della nostra esistenza: il rientrare nel nulla! Ma non è così. Gettati una volta nell'oceano dell'essere, noi siamo senz'altro e ci sentiamo invincibilmente condannati ad essere sempre. Perdersi non vuol dire dunque sfuggire a se stessi, separarsi da se stessi, ma esser legati a se stessi come una catena al galeotto e ritrovarci in una continua intimità di incessabile tormento.

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Mi sono mai lanciato quanto dovevo nella meditazione approfondita del cattivo potere della mia libertà? Destinato da Dio all'Amore infinito nella luce senza limiti, posso preferire la notte eterna in un odio senza fine?

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Si tratta di punire una soddisfazione gravemente colpevole? Ci vuole un'eternità di supplizi. Si tratta di perdonarla? Ci vuole la morte di un Dio.

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Aveva ragione Pascal quando alla sua mente posseduta dai grandi pensieri dell'Infinito proponeva come materia di riflessione: «la comprensione delle parola bene e male».

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Cedere tutti i nostri tesori divini… sia: ma a qual prezzo? Gesù Cristo ha sborsato per essi tutto il suo sangue. Avete di meglio da offrire? Io non accetterò mai per meno.

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Vediamo quanto è disposto a sborsare chi vuol avere la mia anima. Il demonio? – L'universo intero. Gesù Cristo? – Tutto il suo sangue. Maria SS.? – Una vita di martirio. Io? – Nulla: una qualunque sciocchezza.

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Gesù nel deserto: «Gèttati ai miei piedi, gli dice il demonio, e in compenso ti darò tutti i tesori del mondo. Vuoi?» - Il Cristo rimane in piedi. Gesù nel Getsemani «Dammi il tuo sangue, gli dice il Padre celeste, e tutte le anime sono tue». – Il Cristo cade in ginocchio.

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Durante una battaglia, Davide, arso di sete desidera un po' d'acqua della cisterna di Betlemme. Ma, saputo che tre uomini avevano arrischiata la vita per andarla ad attingere, esclama: «No, io non berrò mai di questo liquore troppo prezioso; mi parrebbe di bere il sangue di questi uomini». E noi che teniamo in nessun conto «l'acqua che zampilla fino alla vita eterna»! Eppure perché potessimo dissetarcene qualcuno ha molto sofferto!

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Siamo tanto costati a Dio!... Per creare il mondo gli bastò aprire la bocca; per redimerlo gli si dovettero squarciare le mani, i piedi e il costato. Per creare, bastò una parola; per redimere ci volle fin l'ultimo sospiro. Per creare, il suono della sua voce: per redimere, il sangue delle sue vene.

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Riscattati, abbiamo trovato, entrando nel mondo, il riscatto; ma il prezzo sborsato ci sfugge. Immaginiamo un mondo senza il Cristo, e allora ameremo meglio Gesù Cristo.

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Si direbbe che Dio ha amato più «i suoi figli» che «il suo Figlio»; i suoi «figli», gli uomini, che «suo Figlio», Dio come Lui; gli adottivi che l'Unigenito; i suoi figli ingrati che suo Figlio tutto Amore. Infatti ha sacrificato il Figlio Unigenito per riscattare i figli adottivi.

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Per lo più, la meraviglia suppone che si veda una cosa per la prima volta. La Croce invece non comincia a meravigliarci se non quando l'abbiamo contemplata cento volte.

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La Passione di Gesù fu detta «incomprensibile». Infatti, è un mistero che ci schiaccia! «Proprio filio suo non pepercit (Deus), sed pro nobis omnibus tradidit illum» (Rom 8, 32): per noi Dio ha sacrificato senza pietà il proprio Figliuolo.

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E poi, a che mirava il Signore? Amare qualcuno che ne valga la pena, si comprende; ma amare il nulla! Amara qualcuno che corrisponde al nostro amore, ma amare qualcuno che ci ferisce, ci rinnega, ci tradisce, vive nell'ingratitudine assoluta, o nella dimenticanza, o nella viltà o nell'odio! Ebbene, Dio ama così. «Nemo tam Pater». No, non c'è padre che l'assomigli.

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Ma non poteva il Signore informarsi meglio prima di amare in questa maniera? Non si deve amare alla cieca. Egli ha amato, dilexit. Appunto perché ci conosceva, ci ha amato così. Dilexit sic. Io non capisco…, non ho alcun bisogno di capire, o meglio non ho da capire che una cosa: amare anch'io in ricambio, e amare come Lui fino al dono totale: sic dilexit… ut daret.

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Un detto di Santa Caterina da Siena: «O amore ineffabile! Per lavorare le nostre anime voi avete fatto del vostro corpo come un'incudine» (Lettere - Lett. 174). Sentire i colpi di martello… raccogliere il sangue che cola… «Io voglio in mezzo alle mie fatiche – dice altra volta la stessa Santa, – essere accompagnata da questo sangue. (Ibid.. – Lett. 139)

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La cognizione di se stessi senza Dio conduce necessariamente alla disperazione. La cognizione di Dio in noi ci porta forzatamente ad una piena confidenza. Il Signore non ha versato una somma così forte per lasciarci poi troppo facilmente andare perduti.

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Ecco un minuto che passa… Non è soltanto mio, anche altri vi hanno diritto. Per questo minuto il Divid Salvatore ha dato qualche po' del suo sangue. Un minuto che costa così caro non va sprecato mai.

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Io parlo, scherzo, lavoro… Ogni mio gesto si unisce, attraverso il tempo e lo spazio, al gesto sacro del Figlio di Dio che, diciannove secoli fa, immolava sul Golgota la propria vita per me.

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Ogni minima ispirazione, ogni più piccolo invito a progredire nel bene o ad evitar la colpa, è segnato col sangue della Croce.

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Disse un giorno nostro Signore a Sant'Angela da Foligno – e a ciascuno di noi – : «Non ti ho certo amato per ischerzo».

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La Santa non poté che rispondere: «E io, per parte mia, ho fatto tutto l'opposto. Il mio amore non è stato che leggerezza, doppiezza, menzogna, affettazione». Così una Santa: e noi di quali parole possiamo valerci? Ci risolveremo una buona volontà ad amare ed a amare sul serio?

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Continuai ad accusare ciascun membro del mio copro raccontandone la deplorevole storia. Gesù ascoltò tutto con grande pazienza e poi disse: «Figlia mia, gli attentati che hai commessi nell'adornarti con colori contro natura dati alle tue guance, e le torsioni contro natura date ai tuoi capelli, tutta la vanagloria con cui ti sei mostrata dinanzi agli uomini e contro Dio, tutto questo fu da me espiato. Per tutte queste pitture e unguenti che hanno disonorato il tuo capo, il mio fu tirato per la barba, spogliato dei suoi capelli, traforato dalle spine, battuto a colpi di canna, insanguinato, deriso, disprezzato, fino all'incoronazione di spine.» «Tu ti colorivi le guance per presentarle a meschine creature di cui mendicavi i favori. Sta pur tranquilla. Il mio volto fu coperto dagli sputi di questi miserabili, fu sconvolto e deformato dai loro schiaffi.» «Tu ti sei servita dei tuoi occhi per guardare inutilmente, per guardare quel che poi ti ha recato danno, per godere contro il volere di Dio. I miei furono velati e come annegati nelle loro lacrime prima e poi nel mio sangue. Il sangue che giù mi scorreva dal capo li ha acciecati.» «Per i delitti delle tue orecchie che ascoltarono le cose inutili e cose malvagie, le mie furono colpite da false accuse, dagli insulti, dalle villanie, dalle risa, dalla sentenza di morte pronunziata da giudizi iniqui e dal pianto della mia cara Madre!» «Tu hai gustato i piaceri della gola ed hai ancora abusato delle bevande. La mia bocca si è inaridita di fame, per la sete e pel digiuno. Fui abbeverato di fiele e di aceto.» «Tu hai mormorato, calunniato, ti sei burlata del tuo prossimo, hai bestemmiato, mentito e mentito fino allo spergiuro… Tu hai fatto anche di peggio… Io invece ho taciuto dinanzi ai giudizi e ai falsi testimoni e la mia bocca restò chiusa né mai si è scusata!» «Il tuo odorato non è puro: ti ricordi i piaceri provati in certi profumi?... io per parte mia ho sentito l'odore infetto degli sputi sul mio viso». «Il tuo collo si è agitato per moti di collera, di concupiscenza e di orgoglio: il mio è stato battuto e pesto dai flagelli.» «Per i peccati delle tue spalle sulle mie ha pesato la croce». «Per i peccati delle tue mani e delle tue braccia che hanno fatto quello che tu sai bene, le mie mani furono trapassate da grossi chiodi e confitte ad un legno». «Per i peccati del tuo cuore il mio fu ferito da un colpo di lancia». «Per i peccati dei tuoi piedi, per le danze inutili, per le loro movenze lascive, per le loro cose vane, i miei avrebbero potuto essere solo legati, furono invece trapassati e inchiodati alla Croce. Invece delle tue scarpine eleganti tutte ben lavorate, i miei piedi furono ricoperti di sangue. «Per i peccati di tutto il tuo corpo, il mio orribilmente flagellato, fu confitto sopra un infame patibolo.». «Per riparare le tue acconciature vane sono stato esposto agli occhi di tutti spogliato delle mie vestimenta». Gesù parlò così e poi soggiunse: «Tu non troverai né peccato, né infermità dell'anima per cui io non ne abbia sopportata una pena e preparato un rimedio.»

S. Angela da Foligno – Le livre dei Visions et Instructions

Attività parrocchiali

Sante Messe

Feriale e Sabato festivo: Ore 18

Festivo: Ore 8 - 9.30 - 11.30

Sante Confessioni

1° Venerdì del mese: 9.30-11

Ogni sabato: 9.30-11 e 17-18

Adorazione

Sabato: Ore 17-18

Domenica: Ore 7-8

3° Giov. del mese: 21.15-22.30

1° Ven. del mese: 17-18 e 21-22

Santo Rosario

Ogni giorno mezz'ora prima della S. Messa pomeridiana.

Il giovedì nelle famiglie: 21.15

Grande liturgia

Con preghiere di lode, consolazione, guarigione, liberazione e S. Messa solenne, 1° Venerdì del mese, ore 21-23

Tutti i mercoledì

Ore 21.15: Preghiera di Lode e catechesi in sala parrocchiale o nel chiostro della canonica.

Primo Martedì del mese

Ore 17: Santo Rosario meditato

Ore 18: S. Messa per i defunti Opera Dottrina Cristiana


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Sito della Propositura di San Frediano a Settimo - Via di Mezzo Nord, 93 - CAP 56026 - S. Frediano a Settimo (PISA)

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