La vita interiore

Condizioni dell'intimità con Dio

Pubblicato: giovedì 26 marzo 2009

"Fili... attende in corde tuo."
"Figlio mio... fa attenzione in cuor tuo."

(Eccli. XVI, 24)


"Piccolo e grande, giovane e vecchio, ho sempre fatto il possibile per vivere lontano da me stesso… Invece di procurarmi un’intima conoscenza del mio cuore, mi sono sempre sforzato di ignorarmi. La cognizione di se stessi, a mio parere, non è altro che una fonte di noie, di angustie e di tormenti… Ho frequentato me stesso il meno possibile … Ignora te stesso, è il primo precetto della sapienza… E sempre sono riuscito a vivere spensierato: questa è stata tutta la mia arte di vivere”. Parole di un romanziere scettico.
Ben altra è la regola cristiana: Perché non vi specchiate nelle anime vostre?”, domandava alle sue figliuole spirituali S. Radegonda. Entriamo in noi "nel nostro interno”; molte novità, forse, ci attendono.

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Un’anima desidera qualche volta esplorare il fondo di un’altra anima. Raramente, però il fondo della propria.

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La maggior parte non si vale mai del privilegio inestimabile che possiede, di appartarsi, di segregarsi, di raccogliersi. Come un metallo che non vuol mai venire fuori dalla sua ganga.

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Pochi soltanto – di una perfetta padronanza del mondo e di se stessi – sanno conquistare il dono incomparabile di vedere ad un loro cenno e quasi a loro arbitrio dileguarsi e uomini e cose, svanire le apparenze, il nulla sfumare a poco a poco e sorgere d’un tratto L’”Essenziale”, esclusivo, tranquillo risplendente, combattuto forse, ma sempre vittorioso e dominatore. - Siamo di questi "pochi”?

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Provatevi a far rientrare di tanto in tanto il nulla nel nulla, e Dio vi si manifesterà.

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Si osserva: La difficoltà non sta tanto nel determinarsi a riflettere. - Cominciamo a valerci delle occasioni o imposte o offerte. Più tardi ci sarà minor bisogno di un cenno o di un invito ufficiale. Accettar volentieri di riflettere conferisce l’abitudine di riflettere spontaneamente.

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L’isolamento non crea sempre la solitudine. Si può essere molto soli anche in mezzo allo strepito.

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L’anima interiore è quella che in piena folla sa conservare con perfetta disinvoltura il potere di esserne ben lontana di pensiero. Essa possiede così l’indipendenza più nobile e più rara.

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Chi vuol restare al di sopra di sé, viva al di dentro di sé.

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Molti recitano preghiere, ma pochissimi pregano. Pregare non vuol dire soltanto parlare, ma ancora ascoltare. "Voi stessi non badate a quello che dite, esclama San Giovanni Crisostomo, come volete allora, che vi ascolti il Signore?”

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Il raccoglimento!... E una virtù passiva! – Fatene la prova!

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Nel 1° capitolo del 1° libro l’autore dell’Imitazione di Cristo scrive: "Stude cor tuum ab amore visibilium abstrahere et ad invisibilia te transferre. Se vuoi essere unito a Dio sforzati di uscire fuori del visibile e poi trasportati nell’invisibile”. Stude, abstrahere, se transferre, mettersi con tutto l’impegno, tirarsi fuori, prendersi quasi a due mani per introdursi a viva forza non sono certamente verbi che parlano di riposo.

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Quanta attività è necessaria per cogliere il grande lavoro divino nel nostro intimo!

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Quando si parla ad alta voce mentre siamo trasportati dai cavalli, lo strepito delle parole e il rumore dei sonagli ricoprono ogni altro suono. E non si sente il torrente che vicino, vicino, in basso trafora il cuore della roccia.

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Frapporre sempre un intervallo tra il mio slancio e la mia azione… Questo, prima di agire. Durante l’azione: conservare in tutto la mia "presenza di spirito” e la mia "presenza di cuore”.

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Non prendere una parte eccessiva nelle cose facciamo. In ciascuna delle nostre azioni Dio ha diritto di non essere totalmente dimenticato.

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Dopo ogni azione rientrare in sé, il che non significa ritornare sopra di sé, il che non significa ritornare sopra di sé.

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Vivere "dentro di noi” non vuol dire affatto vivere "chiusi in noi”. Essere raccolti non è sinonimo di essere rinchiusi.

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Due personaggi in me: il personaggio "principale” che fa come tutti gli altri; poi il personaggio "accessorio”, che di tanto in tanto inserisce in quest’ esistenza comune di tutti qualche gesto cristiano. Questo si chiama possedere una fede viva?

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Certo, anche senza l’intenzione attuale che li riferisca a Dio che ci divinizza, i nostri atti umani, se siamo in stato di grazia, sono divini.

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Ma non dovremo meravigliarci di vedere che di divino abbiamo così poco?

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E’ ben poco il nostro differire guari da un onesto pagano.

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Aderiamo al dogma. Non contentiamoci di crederlo; cerchiamo di viverlo.

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Spirito di fede: abitudine di vedere ogni cosa in Dio; abitudine di vedere Dio in ogni cosa.

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"Ciò che manca ai cristiani – si è giustamente osservato – è "di pensare a quello che credono”. Non si domanda loro di ampliare queste nozioni ma di penetrarle.”

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Singolare controsenso: qui sulla terra poco o nulla pensiamo a quello cui invece penseremo eternamente.

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La prima cosa richiesta da nostro Signore a Santa Margherita–Maria: "Formati una solitudine interiore nel tuo proprio cuore, in essa il mio Cuore ti si rivelerà”.

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Aurea regola del Fénelon: "Non è necessario aspettare i momenti liberi, che vi possiate chiudere in camera; l’istante medesimo, che vi fa rimpiangere il raccoglimento, può farvelo subito praticare.

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Ci sono parole che bisogna sapere interrogare, anche se le abbiamo frequentate da molto tempo. Ben pochi amici manifestano fin da principio i loro segreti.

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Un tale disse: "Volete vedere la mia statua? Ecco”. E indicò una costruzione scheletrica fatta di verghe intrecciate. – "Quella una statua?” – "Si, quella. Basterà gettare lo stucco sulle verghe di ferro e modellarlo secondo un disegno”.

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La maggior parte delle nostre nozioni sulla vita cristiana sono scheletriche, scarnite. Arricchiamole con la meditazione; allora di morte si faranno vive; di mute, parlanti; di anemiche, piene di forza e di vita.

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"Dio, come ve lo figurate voi?”. – "Tre grandi lettere scritte con sassolini bianchi sopra un verde tappeto di erba, e viste da molto lontano”. Per molti "Dio” non è altro: una parola, tre lettere, una formula. – Un Dio senza vita. Sta scritto invece che Dio è "un Dio vivente”!

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Felici le anime che di fronte a qualsiasi fatto, sentono il bisogno di guardare dietro al quadro, di oltrepassare la tela e dire col saggista inglese: "Dietro il velo!” Penetrare al di là delle parole. Le quali, a chi non sta attento, nascondono la realtà più che non manifestarla.

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Nella conoscenza della più semplice formula del catechismo quanta differenza fra un santo e noi. Avvezziamoci a "penetrare la realtà” delle cose – o, come dice S. Ignazio, a "gustare res interne”, a "sentirne l’intimo gusto”.

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Quanto posto nella nostra vita alle sollecitudini per le inezie! Eppure dei 1440 minuti della nostra giornata qualcuno potrebbe dedicarsi al pensiero di colui che è "tutto”.

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E’ un’arte il lasciar passare quel che passa e nella fuga precipitosa delle cose afferrarsi a quel punto che "solo” è fisso.

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Il mistico tedesco Tauler diceva di sé: "Il Reno passa attraverso all’anima mia”. Quante preoccupazioni agitano continuamente l’animo nostro! – Badate a non gettarvi in mezzo ai flutti.

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Valersi specialmente dei propri occhi per mirare dentro di sé.

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Suggerite a qualcuno di discendere al fondo dell’anima sua… Par che lo vogliate imbarcare per non so qual paese lontano, inospite, sconosciuto! Che viaggio lungo… rientrare in sé!

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E tuttavia ciò che è "essenziale” in noi, è "dentro di noi”.

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Le terre da scoprire non sono lontane da noi, anzi molto, molto vicine. Si trovano naviganti per il Polo Nord o per la Terra del Fuoco, eppure la vita vi è così scarsa. La terra dell’anima nostra, questa sì, contiene la Vita. Quanti vi approdano, quanti l’esplorano, quanti soprattutto vi fissano la tenda?

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A misura che si progredisce, tutto si va facendo più semplice e più tranquillo, si comprende meglio che tutta la realtà delle cose è posta "nell’interiore” e che se le nostre azioni hanno necessariamente un’esteriorità molto varia, tuttavia una sola dev’essere la nostra mira: Amare Dio, contemplarlo, servirlo, il che vuol dire santificare se stessi e sacrificarci per il prossimo. Oh! La pace è pure una grande scienza e si trova ben vicina a noi! Anzi non dobbiamo dirla vicina a noi, ma dentro di noi. Del resto questa pace di cui parlo cosa astratta, non una condizione di vita , ma piuttosto un essere, un essere vivo, operante, amante, e questo essere è il dono di Dio, è Dio stesso in persona. Mons. GAY (Lettre à sa soeur; Correspondance, t. II, p. 24)

Destati, anima mia, vorresti continuare a dormire? Ascolta l’ambasciata che mi fu affidata per te. Al di là dei cieli abita un re che anela al possesso di te . Il suo cuore palpita tutto per te. Egli ti ama senza misura. Il suo amore è così tenero e così fedele, che gli ha fatto lasciare il suo trono e abbassarsi fino a te. Dovrà ancora aspettare molto perché il tuo cuore gli corrisponda? Egli ti richiede, te e il tuo amore. Les Exercies de sainte Gertrude, p. 278, 2° èdit., Oudin, 1876.

Attività parrocchiali

Sante Messe

Feriale e Sabato festivo: Ore 18

Festivo: Ore 8 - 9.30 - 11.30

Sante Confessioni

1° Venerdì del mese: 9.30-11

Ogni sabato: 9.30-11 e 17-18

Adorazione

Sabato: Ore 17-18

Domenica: Ore 7-8

3° Giov. del mese: 21.15-22.30

1° Ven. del mese: 17-18 e 21-22

Santo Rosario

Ogni giorno mezz'ora prima della S. Messa pomeridiana.

Il giovedì nelle famiglie: 21.15

Grande liturgia

Con preghiere di lode, consolazione, guarigione, liberazione e S. Messa solenne, 1° Venerdì del mese, ore 21-23

Tutti i mercoledì

Ore 21.15: Preghiera di Lode e catechesi in sala parrocchiale o nel chiostro della canonica.

Primo Martedì del mese

Ore 17: Santo Rosario meditato

Ore 18: S. Messa per i defunti Opera Dottrina Cristiana


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